joi, 7 mai 2015

Pubblichiamo di seguito la lettera di un nostro membro attivo rivolta ad Andrea Riccardi, neo-presidente della Società Dante Alighieri, inerente il rispetto del plurilinguismo europeo. Da anni, infatti, la nostra associazione promuove l'idea della pari dignità delle lingue europee all'interno del progetto comunitario che oggi, stando agli stessi funzionari europei, vede il dominio di alcune lingue su tutte le altre in barba a tutti i Trattati e Regolamenti. 


Egregio Professore e Presidente della Dante Alighieri, mi chiamo Stefan Caliman e ho concluso da poco, presso l'Università Roma Tre, la laurea magistrale in Scienze Politiche, Studi Europei, con una tesi sul "Plurilinguismo nel processo decisionale comunitario". Ho letto con molto interesse la Sua intervista pubblicata sul Messaggero del 14 Aprile scorso in cui mi trovo completamente d'accordo con Lei quando dichiara che “Non investire sulla lingua italiana è come volere un Paese muto” ma sopratutto quando sostiene che "L’italiano ha bisogno di nuovi ponti per la sua diffusione e il suo approfondimento nel mondo." Per quanto riguarda quest'ultimo punto, vorrei attirare la Sua attenzione sulla dimensione europea della lingua italiana che risulta essere, senza dubbio alcuno, la più discriminata di tutte le lingue dell'Unione Europea. L'italiano, infatti, pur essendo la lingua di uno dei 4 grandi Stati Membri dell'UE e pur godendo dello status di lingua ufficiale e di lavoro dell'Unione, ai termini del Regolamento CE 1/58, è stata arbitrariamente esclusa dalla rosa delle lingue di lavoro di uso corrente, riservato al francese, inglese e tedesco, in seno alla Commissione Europea, senza peraltro che un qualsiasi tipo di criterio di discriminazione fosse stato enunciato. Come giustamente Lei precisa nell'intervista, l'italino è anche la quarta lingua più studiata al mondo grazie alla sua cultura, alla musica, al design, allo stile, al modo di vivere degli Italiani, all’accesso che dà all’immenso patrimonio culturale e spirituale che l’Italia possiede. Di questo si dovrebbe tener conto a livello europeo, dove le lingue che veicolano, ciascuna, una specifica forma mentis, forgiata dalle rispettive culture e dalle qualità proprie, intrinseche, della lingua, dovrebbero venire utilizzate, in quanto lingue di concezione delle politiche comunitarie, nella redazione dei Regolamenti, delle Direttive, degli Accordi, dei Libri Bianchi, al fine di trasmettere e diffondere una visione del Mondo europea, poliedrica e umanista, e non già attenersi a dei clichés stereotipati, che arrivano da fuori, impregnati dalle priorità dell’economia e della finanza, del profitto ad ogni costo, che stanno esautorando lo stato e lo stato di diritto. Al contrario e ormai da tempo, la lingua italiana, in seno alle istituzioni europee, nel processo di concepimento delle politiche è totalmente discriminata e ostacolata nel suo ruolo di partecipazione e contribuzione alla creazione di un’Europa comunitaria impregnata di una cultura e dei valori comuni e condivisi, tanto da spingere alcuni funzionari italiani al grido d'allarme.
Signor Presidente, a livello europeo, dove si adottano politiche e regolamentazioni i cui effetti ricadono direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini, i funzionari italiani, che partecipano ai gruppi di lavoro e sovente anche i Ministri, sono obbligati ad assistere a riunioni di alto livello tecnico senza poter usare la propria lingua e godere del servizio di interpretariato. Ancor peggio per quanto riguarda i concorsi di assunzione presso le istituzioni comunitarie, che si fanno solo in francese, inglese e tedesco, e dove l’italiano è scomparso a tal punto che i bandi di concorso non vengono neanche annunciati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione di lingua italiana. La questione linguistica europea ha bisogno di persone autorevoli che riportino la lingua di Dante al posto che le spetta, ovvero tra le prime lingue del Mondo ma sopratutto dell'Europa. Attualmente, con motivazioni economicistiche del tutto infondate e con rigiri di vario genere, l'italiano, lingua di uno dei quattro grandi Stati Membri dell’Unione e Stato Membro fondatore, è trattata alla pari del maltese, dell’estone e del lettone allorché il suo livello è quello delle grandi lingue di cultura dell’Europa e del Mondo. La struttura dell’italiano, in particolare per quanto riguarda il linguaggio giuridico, quello delle Leggi e dei Regolamenti, è strettamente legata alla cultura classica, al diritto romano, al diritto canonico, ai codici napoleonici, alla tradizione giuridica continentale, tutti elementi essenziali della nostra concezione del diritto e della società. Signor Presidente, La prego di trovare, in allegato, copia della mia Tesi sul "Plurilinguismo nel processo decisionale comunitario" dove ogni punto di cui Le ho scritto viene approfondito. In attesa di un Suo apprezzatissimo riscontro Le porgo i miei più calorosi auguri per la nomina a Presidente della Società Dante Alighieri e rimango a disposizione per qualsiasi eventualità.


Stefan Caliman
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