Dorul nebun de patria mamă, de limbă, de cultură era resimțit de toți, din toate satele și orașele Moldovei oamenii au parcurs pe jos zeci de chilometri pentru a îmbrățișa frații lor de peste Prut la Podul de Flori. În aceste circumstanțe declarația de independență a fost doar primul pas spre reîntregirea neamului românesc a cărui parte de est a fost ruptă și înstrăinată și nicidecum o sterilă declarație de suveranitate a unei provincii, a unei populații fără nume și suflet. Independența a fost concepută ca un act instrumental, un prim pas spre reîntoarcerea la normalitate.
Din păcate acea declarație a fost trădată de nenumărate ori de-a lungul anilor, putem lua ca exemplu schimbarea numelui limbei române în limba noastră, maternă, moldovenească, etc. Acesta a fost unul dintre terenurile pe care comuniștii, apărătorii statalității, au luptat vehement și nu degeaba, prea bine au învățat de la tovarășii lor sovietici că pentru a subjuga un popor trebuie întâi să-i răpești sufletul. Au reușit din păcate în intențiile lor, ne-au furat întâi esența, apoi speranța, apoi au mâncat toate resursele acestui colțișor de pământ.
Astăzi apărătorii independenței sterile, conștient sau inconștient, continuă să apere nimicul, golul, aducând apă la moara politicienilor corupți. Poate un copil fi independent de mama sa? Poate un om fi independent de sufletul său? Poate un popor fi independent de istoria, de strămoșii, de limba sa!? Rezultatul acestei independențe e astăzi sub ochii noștri. Au trecut 24 de ani iar noi rămânem înstrăinați astfel continuînd opera sovieticilor. Necătând la toate acestea speranța noastră, a tinerilor, e încă vie, sufletul de altfel nu poate muri și ce ne-a fost însuflat în inimi de părinți și bunei a prins rădăcini și crește. Nu, noi nu am uitat de cine și de ce am cerut independență!
Podul de Flori - 6 mai 1990. Ponte di Fiori - 6 maggio 1990
Oggi si festeggia la Giornata dell'Independenza della Repubblica Moldova dall'Unione Sovietica. Molti dei nostri connazionali - patrioti moldavi - dimenticano o non conoscono quali sono state le aspirazioni del popolo nel dichiarare la sua indipendenza dall'impero socialista. Esattamente due anni prima, il 27 agosto 1989, 750 mila bessarabi si trovavano nella Piazza della Grande Adunanza Nazionale (PMAN) per chiedere il ritorno alla loro identità rubata e calpestata, il diritto a chiamarsi romeni e a chiamare la loro lingua romena col suo nome. Dunque la Dichiarazione d'Indipendenza è stata adottata nel contesto del risveglio dei romeni di Bessarabia e della loro volontà di ritornare allo stato naturale delle cose.
La grande mancanza della patria, della lingua, della cultura era sentita da tutti, da tutti i paesi e le città della Moldova la gente ha percorso decine di chilometri a piedi per riabbracciare i fratelli da oltre il Prut al Ponte di Fiori. In queste circostanze la dichiarazione di indipendenza è stata solo il primo passo verso la riunificazione del popolo romeno la cui parte dell'est è stata strappata ed estraniata ed in nessun caso una sterile dichiarazione di sovranità di una provincia, di una popolazione senza nome ne anima. L'indipendenza era concepita come atto strumentale. Purtroppo quella dichiarazione è stata tradita innumerevole volte nel corso degli anni, possiamo prendere ad esempio il cambiamento del nome della lingua romena in lingua nostra, materna, moldava ecc. Questo è stato uno dei terreni sui quali i comunisti, difensori della statalità, hanno lottato più arditamente e non inutilmente, troppo bene sapevano dai loro compagni sovietici che per soggiogare un popolo devi prima strappargli l'anima. Sono riusciti purtroppo nelle loro intenzioni, ci hanno rubato prima l'essenza, poi la speranza e poi hanno mangiato tutte le risorse di questo pezzetto di terra.
Oggi i difensori dell'indipendenza sterile, consapevolmente o meno, difendono il nulla, il vuoto, portando acqua al mulino dei politici corrotti. Può essere un bimbo indipendente da sua madre? Può essere un uomo indipendente dalla sua anima? Può essere un popolo indipendente dalla sua storia, dai suoi antenati e dalla sua lingua? I risultati di questa indipendenza sono sotto i nostri occhi: sono passati 24 anni e noi rimaniamo estraniati continuando così l'opera dei sovietici. Nonostante tutto ciò, la nostra speranza, dei giovani, è ancora viva, l'anima d'altronde è immortale e ciò che ci è stato trasmesso dai nonni e genitori ha preso radici e cresce. No, noi non abbiamo dimenticato da chi e perché abbiamo chiesto l'indipendenza.
Marcela Ciobanu
27/08/2015
La grande mancanza della patria, della lingua, della cultura era sentita da tutti, da tutti i paesi e le città della Moldova la gente ha percorso decine di chilometri a piedi per riabbracciare i fratelli da oltre il Prut al Ponte di Fiori. In queste circostanze la dichiarazione di indipendenza è stata solo il primo passo verso la riunificazione del popolo romeno la cui parte dell'est è stata strappata ed estraniata ed in nessun caso una sterile dichiarazione di sovranità di una provincia, di una popolazione senza nome ne anima. L'indipendenza era concepita come atto strumentale. Purtroppo quella dichiarazione è stata tradita innumerevole volte nel corso degli anni, possiamo prendere ad esempio il cambiamento del nome della lingua romena in lingua nostra, materna, moldava ecc. Questo è stato uno dei terreni sui quali i comunisti, difensori della statalità, hanno lottato più arditamente e non inutilmente, troppo bene sapevano dai loro compagni sovietici che per soggiogare un popolo devi prima strappargli l'anima. Sono riusciti purtroppo nelle loro intenzioni, ci hanno rubato prima l'essenza, poi la speranza e poi hanno mangiato tutte le risorse di questo pezzetto di terra.
Oggi i difensori dell'indipendenza sterile, consapevolmente o meno, difendono il nulla, il vuoto, portando acqua al mulino dei politici corrotti. Può essere un bimbo indipendente da sua madre? Può essere un uomo indipendente dalla sua anima? Può essere un popolo indipendente dalla sua storia, dai suoi antenati e dalla sua lingua? I risultati di questa indipendenza sono sotto i nostri occhi: sono passati 24 anni e noi rimaniamo estraniati continuando così l'opera dei sovietici. Nonostante tutto ciò, la nostra speranza, dei giovani, è ancora viva, l'anima d'altronde è immortale e ciò che ci è stato trasmesso dai nonni e genitori ha preso radici e cresce. No, noi non abbiamo dimenticato da chi e perché abbiamo chiesto l'indipendenza.
Marcela Ciobanu
27/08/2015
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