marți, 26 ianuarie 2021

Oggi in diverse città italiane si commemora la tragica ed eroica battaglia di Nikolajewka avvenuta in Russia il 26 gennaio 1943 nella quale persero la vita decine di migliaia di soldati, in gran parte italiani ma anche tedeschi, ungheresi e romeni.


A Roma l’appuntamento è a Tomba di Nerone, nel Giardino dei Caduti e Dispersi in Russia, in via Cassia 737. Dove ogni anno partecipano rappresentanti dei caduti, dei dispersi e dei reduci di Russia, delle Forze Armate in servizio e in congedo, delle Associazioni d’Arma.

La campagna di Russia costituì un immenso olocausto per i soldati italiani mal equipaggiati ed inviati a combattere in condizioni disperate. In quella battaglia di 78 anni fa ebbero un ruolo determinante gli Alpini  e il loro eroismo.
Questa tragedia italiana è stata ignorata per molto tempo. Soprattutto è stata ignorata la storia dei prigionieri italiani: furono 60mila e tornarono solo 10mila. Andrebbero inoltre ricordati i dispersi. I 73 cimiteri di guerra italiani sono stati fatti distruggere da Stalin e su di essi era stato costruito, offendendo i più elementari principi umani e civili.

Molti libri raccontano di quelle pagine di storia e va almeno citato Giulio Bedeschi, medico-scrittore, reduce di Russia, con il suo libro Centomila gavette di ghiaccio. Una testimonianza altissima, di grande valore morale oltre che letterario, è altresì Sergente nella neve di Mario Rigoni Stern che fu sfamato dai russi durante la ritirata. Un’opera particolarmente avvincente è il poema di Elia Marcelli (Roma 1915-1998). Egli partecipa a quattro campagne di guerra come sottotenente di complemento: Francia, Jugoslavia, fronte greco-albanese e Russia. Così nasce il poema Li Romani in Russia, scritto in dialetto romanesco, che ricostruisce, con la forma tipica del genere epico, e cioè le ottave classiche, la campagna di Russia

La perdita della memoria storica porta ad un arretramento della civiltà, per questo bisogna ricordare le sue pagine anche, forse ancor di più, quelle dolorose. 




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